Le 10 cose da non dire al tuo capo

Cose da evitare con il proprio capo

Immagina come sarebbe bello avere una ricetta per il successo con il tuo superiore. In un rapporto professionale ci sono delle cose che non si devono mai dire. Farebbero cadere le braccia (per non dire qualcos'altro) a chiunque... Figurati ad una persona con responsabilità! Vediamo insieme quali sono.

1 Non è colpa mia

A meno che il tuo capo non ti stia affibbiando delle responsabilità lavorative che non hai, non rispondere mai in questo modo.

Se la responsabilità di quello di cui state discutendo è tua rispondi semplicemente con un

Ho capito cosa intendi, ho fatto in questo modo per questo motivo ...

Se invece la responsabilità non è tua, rispondi evidenziando la tua estraneità ai fatti, ma in modo positivo:

Di questa cosa non ne sono al corrente ma se vuoi posso approfondire ...

Se la colpa è di un tuo collega non addossargliela esplicitamente. Non parlare mai male degli altri con il tuo capo: ti getta addosso una aura di negatività! Rispondi come ti ho suggerito e poi vai dal collega e a spiegare la situazione pretendendo che sia lui ad andare dal capo a parlargli. Dopo qualche giorno assicurati che ciò sia avvenuto correttamente.

2 Tengo famiglia

Il capo ti ha chiesto uno sforzo in più, ti offre l'opportunità di fare qualcosa in più per l'azienda... E tu cosa fai? Spallucce, rispondendo "tengo famiglia".

A parte che probabilmente la famiglia ce l'ha pure lui, tutti abbiamo i nostri impegni e tutti lavoriamo per vivere. Questa risposta è inaccettabile perché non è contestualizzata.

Hai dei problemi a fare quanto richiesto?

Parlagliene, digli quali sono le questioni che ti impediscono di accettare l'opportunità. Spiegando le ragioni non solo creerai un canale comunicativo con lui, ma gli darai la possibilità di aiutarti in qualche modo. Empatia... si chiama empatia!

3 Mi hai detto tu di fare così

Dare la colpa al capo è poco furbo. Lui è il capo e tu no, quindi non andrà dal suo superiore a dire che tu gli hai dato la colpa. L'unico che ci perde sei tu... quindi cerca di girare la situazione positivamente.

Adesso ho capito cosa intendevi!

è la risposta giusta, poi tieni comunque conto che in un rapporto lavorativo c'è sempre una base di fraintendimento a livello di comunicazionale, quindi nessuno dei due ha la ragione completamente dalla sua parte!

4 Ti avevo messo in cc in una mail

Questa situazione è un classico: un tema importante è stato relegato ad una mail in cc. CC significa "copia carbone" ossia una email diretta a qualcuno ma mandata per conoscenza anche a un altro soggetto. Ora, facciamo due conti... lui è il capo, facciamo finta che gestisca "solo" 5 persone e che ognuna mandi "solo" 10 email al giorno mettendolo sempre in CC. Fanno 50 email da leggere e capire, entrando nel merito di tutte, per evitare di sentirsi dire questa frase... Sarebbe impossibile!

Non puoi relegare un concetto importante affogandolo in una mail inviata in CC. Se vuoi dirgli qualcosa di importante puoi fargli un inoltro, evidenziando in rosso la parte che da portare alla sua attenzione.

5 Me ne vado

La minaccia di fuga dall'azienda è la strategia meno professionale che si possa attuare..

Vuoi andartene? Vattene, rassegna le dimissioni. Non minacciare l'azienda per cui lavori perché, mentre starai ancora pronunciando l'ultima parola di un discorso esecrabile, il tuo responsabile starà già pensando a come rimpiazzarti.

Se non ce la fai più, è un tuo diritto trovarti un nuovo posto di lavoro!

In fin dei conti nessuno è insostituibile, la minaccia fa venire meno quell'effetto sorpresa che giocherebbe invece in tuo favore qualora ti presentassi con una lettera di dimissioni...

6 Non è di mia competenza

Mai come oggi chi ha un lavoro è un privilegiato. Con questa situazione congiunturale è necessario essere flessibili, sopratttutto se la flessibilità è condivisa dai vertici aziendali.

Dichiarare così esplicitamente che non darai seguito ad una richiesta ti getta in una zona di ombra: non sei disposto a contribuire al successo aziendale, quindi diventi un problema per il suo raggiungimento.

7 Non so farlo

Parliamoci chiaro, in un ambito impiegatizio può capitare che venga richiesto qualcosa al di fuori della tua sfera di conoscenza. A meno che ti sia richiesto di tradurre dal cinese, di imparare in 10 minuti la saldatura o di installare un impianto, oggi prima di dire "non so farlo" puoi fare una piccola ricerca.

Potresti scoprire che effettivamente, per portare a termine il compito, ci vogliono competenze specifiche, oppure potresti scoprire che con un po' di sforzo puoi portare a casa un risultato, spiccando agli occhi del capo come colui che RISOLVE i PROBLEMI!

8 Ci provo

In Star Wars il vecchio saggio Yoda diceva:

Fare o non fare, non c'è provare

Il verbo provare nasconde nel suo significato la possibilità che non si riesca a portare a termine quanto richiesto.

Quindi, a meno che sia necessario piegare lo spazio-tempo per portare a termine l'attività, se ci tieni agli obiettivi aziendali tu non provare a farlo, fallo e basta! È una questione di vita o di morte? Magari la cosa non è così drammatica ma di sicuro è una questione di "paga o non paga".

Se uno sforzo addizionale viene richiesto da un capo consapevole e cosciente, e non da un ansiotico e ansiogeno, allora la cosa è veramente importante e se non la condividi... fatti delle domande profonde, forse è venuto il momento di cambiare lavoro!

9 Odio questo lavoro

È una affermazione estremamente negativa che rischia di compromettere la tua credibilità nel team di lavoro.

Non è solo da evitare con i propri superiori, non bisogna mai pronunciarla in azienda... e il motivo è semplice: se stai facendo un attività che non ami, consolati, quella è già stata fatta da altre persone e tu non sarai l'ultimo a doverla fare...

Confondere un'attività con l'intero lavoro è un errore! Se invece odi davvero il tuo lavoro, fallo segretamente e considera la possibilità di cambiarlo, senza sbandierare il tuo astio ai quattro venti.

10 Il mio collega prende di più

Tra colleghi non è una buona idea scambiarsi i dati sulla propria retribuzione annua lorda (RAL).

Di rado due persone, anche occupanti la stessa posizione, prendono esattamente la stessa cifra.

Inoltre da dipendenti si commette il tragico errore di considerare il netto, ignorando che l'azienda ha un costo aziendale almeno del doppio...

Andare dal proprio capo a chiedere un aumento portando un paragone con Tizio non conviene: la storia di Tizio è diversa dalla tua e paragonarle significa entrare nel merito di questioni che non ti competono. Se chiedi l'aumento fallo quando te lo sei meritato, quando hai sputato sangue e soprattutto quando sai che non ti può venire negato.

Non chiedere l'aumento tanto per fare e tanto meno facendo paragoni. Non funziona. Potrebbe pagare nel breve, ma alla lunga è controproducente!